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Savoldo, Gian Geròlamo.

Pittore italiano. Si formò a Brescia e, dopo il 1508, soggiornò per alcuni anni a Firenze; non si hanno tuttavia notizie sicure sulla prima attività di S., anche se sembrano ascrivibili al soggiorno fiorentino almeno due tele (Benedizione di Giacobbe e Agar e l'angelo, entrambe a Rouen, Musée des Beaux-Arts), tuttavia di attribuzione molto incerta. Il primo dato certo è la sua presenza a Venezia nel 1521, dove il suo stile, formatosi in un ambiente dominato dai modelli foppesco e leonardesco, si arricchì di spunti dal Giorgione, da Lotto e dai pittori fiamminghi. Il risultato fu la combinazione di un realismo di chiara ascendenza lombarda e di una preziosa sensibilità luministica, in virtù della quale la luce accentua e sottolinea forme ed espressioni delle figure. A questo primo periodo, collocabile nel decennio 1520-30, risalgono opere di soggetto sacro (SS. Eremiti Antonio e Paolo, Venezia, Accademia; Cristo morto con Giuseppe d'Arimatea, Cleveland Museum of Art; Adorazione dei pastori, Torino, galleria Sabauda; Madonna e Santi, Milano, pinacoteca di Brera), scene di genere (Pastore con flauto, Firenze, collezione Contini-Bonacossi; Contadino, Roma, galleria Borghese) e ritratti (Gastone di Foix, Parigi, Louvre; Maddalena, Londra, National Gallery). Nelle opere successive al 1530 S. accentuò la contrapposizione tra luci e ombre e si dedicò con particolare predilezione alla composizione di scene notturne, che non avrebbero mancato di influire in seguito sulla pittura di Caravaggio. Di questa seconda fase dell'attività di S. si ricordano: Natività (Brescia, pinacoteca Tosio Martinengo), San Girolamo (Londra, National Gallery), San Matteo e l'angelo (New York, Metropolitan Museum) (Brescia 1480 circa - Venezia dopo il 1548).
Gian Gerolamo Savoldo: “Tobia e l'angelo” (part.)